La Storia


Le origini della repubblica di Cospaia risalgono al XV secolo. Nel 1441 Eugenio IV, avendo ottenuto in prestito da Cosimo de' Medici la somma di 25000 fiorini d'oro, in occasione del concilio tenuto a Firenze tra il 1439 e il 1441, diede in pegno alla Repubblica fiorentina la terra di Sansepolcro, fino ad allora sottoposta al dominio pontificio. Nell'atto, datato 24 febbraio 1441, veniva stabilita la retrocessione della suddetta terra a restituzione avvenuta del detto prestito.
Apposite commissioni vennero istituite allo scopo di ridisegnare il confine tra i due stati e il torrente Rio, che scorreva a metà strada circa tra le comunità di Sansepolcro e di San Giustino, segnò la linea di demarcazione tra i suddetti territori. Tuttavia, probabilmente a causa sia degli strumenti cartografici a disposizione, sia di una non piena collaborazione tra le commissioni, sfuggì che in quel territorio scorrevano in realtà due torrenti Rio, uno più a nord, uno più a sud rispetto alla collina su cui si trova il borgo di Cospaia. Venne così a crearsi una zona neutra, vale a dire non sottoposta né alla giurisdizione del pontefice, né a quella dei fiorentini.
Dalla documentazione rinvenuta, è emerso che entrambi gli stati non abbiano mai inteso risolvere la questione attraverso le vie legali, né con l'uso della forza occupando militarmente il territorio, dell'estensione di pochi chilometri quadrati. Al contrario, risultò più conveniente il mantenimento dello "status quo". 
Dal punto di vista degli abitanti di Cospaia è facilmente intuibile, sulla scorta di elementi desunti da documenti del XVI secolo, come essi traessero non pochi vantaggi dal vivere in questo lembo di terra. Infatti, oltre a considerare che né l'uno, né l'altro dei due stati confinanti potevano imporre propri tributi, è necessario ricordare che nella minuscola repubblica di Cospaia non vigeva altra legge scritta se non un'iscrizione, tracciata sull'architrave della chiesa della confraternita della Santissima Annunziata o del Gonfalone, il cui testo così recitava: "Perpetua et firma libertas".
La repubblica di Cospaia, la cui indipendenza non conobbe soluzioni di continuità dalla metà del XV secolo fino all'invasione napoleonica, fu comunque turbata da innumerevoli tentativi egemonici esercitati dalle vicine città di Sansepolcro e di Città di Castello. Nel 1490, ad esempio, i tifernati pretesero il riconoscimento, da parte dei cospaiesi, della preminenza di Città di Castello su Cospaia; in particolare correva l'obbligo, per gli abitanti della piccola repubblica, di inviare uomini armati a Città di Castello, in caso di bisogno, e di non alienare beni immobili se non a cittadini e sudditi della suddetta città. A distanza di qualche decennio i cospaiesi, rappresentati da massari, sindaci e capifamiglia, si posero sotto la protezione della potente famiglia tifernate dei Vitelli. L'atto, redatto il 14 settembre 1559, avrebbe indirettamente agevolato un pieno dominio di Città di Castello su Cospaia, pur riconoscendo a quest'ultima le consuete esenzioni fiscali e i privilegi in materia di commercio; tuttavia, con l'intervento della magistratura dei "Nove" di Firenze, nel 1566, con cui si decretava che gli abitanti di Cospaia fossero soggetti a Sansepolcro e non ai Vitelli, vennero liquidate le speranze di quanti auspicavano una totale sottomissione a Città di Castello. Il provvedimento venne confermato in data 11 marzo 1567, dal cardinale Alessandro Riario, uditore generale della Camera apostolica, con una diffida nei confronti di quanti, a vario titolo, avessero accettato e firmato la protettoria vitellesca.
In seguito alle note vicende che seguirono all'invasione napoleonica in Italia, Cospaia venne inclusa, al tempo della Repubblica romana, nel collegio denominato "Dipartimento del Trasimeno", mentre, negli anni che vanno dal 1799 al 1808, conobbe un periodo di relativa tranquillità. Superata la reggenza imperiale francese compresa tra il 1809 ed il 1814, per gli abitanti di Cospaia si inaugurò una stagione, della durata di un decennio, caratterizzata dalla più completa libertà. Fino al 1825, infatti, il territorio di Cospaia - sia per la particolare posizione geografica, sia per l'autonomia fiscale - divenne sicuro ricettacolo di contrabbandieri. Ma in quell'anno, i due governi, pontificio e toscano, attraverso propri rappresentanti, decisi a porre definitivamente un limite alla situazione sopra descritta, concordarono in un primo momento la stesura di una nuova pianta divisionale del territorio (15 giugno 1825); successivamente, con pubblico istrumento dell'11 febbraio 1826, proclamarono la concordata spartizione della repubblica di Cospaia, alla presenza di notabili e di militari. Il decreto divenne esecutivo il 28 giugno successivo quando, alla presenza del delegato apostolico di Perugia monsignor Adriano Fieschi e di numerose autorità (fra le quali il governatore e il gonfaloniere di Città di Castello, il marchese Giuseppe Bufalini ed altri) venne letto l'atto di sottomissione di Cospaia al dominio pontificio.
Nello stesso giorno monsignor Fieschi emanò una notificazione, articolata in 12 punti e pubblicata nel periodico "L'Osservatore del Trasimeno". Con quest'atto si stabilì che Cospaia avrebbe fatto parte del governo distrettuale di Città di Castello e che sarebbe stata eretta in università appodiata a detta comunità, con tutti i diritti e doveri connessi al nuovo status; sarebbe stata governata da un sindaco e alcuni suoi rappresentanti, in ragione della popolazione locale, sarebbero entrati a far parte del consiglio comunale di Città di Castello; per quanto riguarda l'amministrazione della giustizia, che le cause superiori ai 5 scudi sarebbero state giudicate dal governatore distrettuale di Città di Castello, quelle inferiori dal sindaco di Cospaia; che avrebbero potuto esser coltivate le piante di tabacco; si fissarono, infine, le norme che regolavano il commercio e il transito delle merci.
Dopo che la Comunità di San Giustino venne eretta a Comune autonomo, con motu proprio di papa Leone XII datato 21 dicembre 1827, Cospaia, amministrata da un sindaco, divenne università appodiata di San Giustino, fino all'annessione al Regno d'Italia.

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